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Emma Tricca


St. PETER (Dell'orso) CD/LP

Nella musica come nella vita di Emma Tricca troviamo la vera arte del viaggio, l'ascolto costante rivolto a quella voce interiore che ti porta a scegliere nuovi luoghi dove la propria anima possa finalmente aprirsi. Dall'Italia agli Stati uniti e all'Inghilterra, alla ricerca di nuovi angoli di mondo nei quali rifugiarsi e dove dare forma alle proprie visioni. Sono passati nove anni da "Minor White", un disco d'esordio che rimane un prezioso gioiello di Folk crepuscolare capace di svelare solo in parte il grande talento della cantautrice romana e quattro dal suo seguito "Relic", acclamato secondo album che esplorava in maniera meno immediata ma più profonda le sue personali ossessioni musicali, finalmente, tenendo fede al rifiuto del cronometraggio dell'esistenza abbiamo la fortuna di ascoltare oggi queste nuove dieci tracce. Registrato all'Echo Canyon West di Hoboken nel New Jersey, "St. Peter" é una magnifica conferma di un'artista in grado di assecondare anche le ambizioni più inaspettate. Vicino a lei, il produttore e chitarrista dei Dream Syndicate Jason Victor e il batterista Steve Shelley dei Sonic Youth per modellare compiutamente i suoi pensieri. Dalla liquida intima poesia di Winter, My Dear, all'Omerica parafrasi dell'Iliade affidata alla voce di Howe Gelb nell'introduzione di Fire Ghost, dove sembra suggerirci che é l'amore l'unica magia in grado di far impazzire l'uomo, le dieci canzoni che compongono St.Peter passano dalla delicata psichedelia di Julian's Wings all'elettricità di Buildings in Millions, si coprono della polvere dell'America del sud in Salt, impreziosita anche da una splendida orchestrazione per raggiungere la frontiera nella successiva Green Box, una via inedita per noi abituati al folk inglese più ortodosso dei precedenti lavori. Un solco tracciato perfettamente nella successiva ballata Mars is Asleep perfetta sintesi di un nuovo corso, in grado di estendersi fino alle porte del country. Come per qualsiasi viaggio arriva il momento di ritrovare la via verso casa. The Servant's Room é una carezza sottolineata dai tocchi di un pianoforte e l'ipnotico raga di Solomon Said é la fantasia, il sogno che arriva ad avverarsi attraverso la voce recitante di Judy Collins, ospite eccezionale che ci conduce fino al finale onirico della velvettiana So Here Goes, acido e sorprendente colpo di coda di un disco unico dalla bellezza disarmante.

 
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