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Trio Da Kali & Kronos Quartet


LADILIKAN (World Circuit) CD-LP

Quando una delle espressioni più rivoluzionarie del quartetto contemporaneo incontra alcuni dei più raffinati interpreti della tradizione Griot maliana é quasi certo che avremo per le mani uno dei dischi più avventurosi e affascinanti del 2017. Trio Da Kali hanno già insito nel nome la propria vocazione, "l'impegno" nella divulgazione di una cultura millenaria che affonda le sue radici nel grande impero del Mali fondato nel 13th secolo da Sunjata Keita, eroe della tradizione Mandinka e ancora oggi venerato Mansa. Mantenere viva la memoria senza per questo dimenticarsi di avere una visione contemporanea dell'Africa, attuale, critica e profondamente costruttiva. Un Trio formato dal virtuoso del balafon Lassana Diabaté, per lungo tempo membro della Symmetric Orchestra di Toumani Diabaté, dal ngoni di Mamadou kouyaté, figlio del leggendario Bassekou e dalla straordinaria voce di Hawa 'Kassè Mady' Diabatè. Del Kronos Quartet e della curiosità per le "altre musiche" del suo fondatore David Harrington ormai ne abbiamo diversi segni, sparsi negli anni della loro infinita discografia. Così accanto a Cage e Steve Reich, troviamo il leggendario "Pieces of Africa" del 1992, prima e fondamentale escursione nei territori della musica africana. Ora addirittura un progetto a lungo termine commissionato dall'AKMI (Aga Khan Music Initiative) che vede il quartetto americano collaborare con musicisti selezionati in ogni angolo del globo. Il primo di questi progetti é appunto quello che vede coinvolti il Trio Da Kali e il Kronos Quartet che dopo aver affinato il materiale in alcuni esclusivi concerti a Barkeley, Maryland e Montreux ha registrato e messo a punto il materiale in quattro giorni di registrazione nel Relief Studio in Svizzera. Le dieci tracce contenute in "Ladilikan" sono la magica commistione tra la musica classica occidentale, l'antica tradizione dell'Africa occidentale e la più moderna musica maliana.

Tutto scorre senza forzature, in perfetto equilibrio e armonia, regalandoci magnifiche sensazioni di bellezza, anche quando si affrontano temi difficili come la libertà delle donne di scegliere l'amore fuori dalla logica dei matrimoni combinati (Tita), o ancora il potere soprannaturale e condizionante millantato dal Marabutto di turno nei villaggi più arretrati (Eh Ya Ye). L'omaggio alla regione di Sègou nella parte centrale del Mali lungo il fiume Niger, patria del Ngoni parente ancestrale del Banjo, é il ponte ideale tra gli Appalachi americani e la savana (Garaba Mama). L'America ritorna anche nell'appassionata rilettura di God Shall Wipe All Tears Away, classica interpretazione degli anni '30 della leggendaria cantante gospel Mahalia Jackson con un lento e minimale organo ad accompagnare la voce evocativa di Hawa. Samuel é invece un atto d'amore nei confronti dei virtuosi guineani del belafon. Nella seconda parte del disco trovano spazio i tradizionali cerimoniali della tribù Nimògòya (Kanimba) e il canto a cappella riservato ai matrimoni tipici del sud del paese (Kene Bo) prima della struggente ladilikan, basata sul gospel I'm Going to Live The Life I Sing About in My Song, critica severa a chi va a messa alla domenica per poi comportarsi male al lunedì, squarcio doloroso aperto anche sulla condizione del nord del Mali, dove i Jihadisti hanno proibito la musica e imposto la charia ormai da qualche anno. Sunjata, riservato alla figura centrale di Sunjata Keita, é uno dei più antichi e prestigiosi pezzi della tradizione orale Mande, passato indenne attraverso 800 anni di storia e ora riproposto con magistrale abilità e trasporto emozionale, perla conclusiva di un progetto davvero eccezionale.

 
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