Dave Eggers
Eroi della frontiera
(Mondadori) pag.319
Traduzione di G. Granato
Secondo Eggers “Il mondo vero è in strada”, perciò non stupisce che anche questo suo ultimo romanzo, Eroi della frontiera, sia dedicato a persone che si trovano a trascorrere parte della loro esistenza lungo la strada; questa volta più o meno per scelta (non come in Zeitoun dove a “scegliere” era stato l’uragano Katrina). Josie ha trentotto anni ed è in fuga da un matrimonio sbagliato e inevitabilmente fallito, nonché da un lavoro di dentista avviato e soddisfacente ma divenuto insostenibile a seguito di procedimenti legali con conseguenti richieste di risarcimento danni fuori misura. Una donna e i suoi due figli, Ana e Paul. Ana, cinque anni: bambina sfocata, incapace di stare ferma, “una minaccia continua al contratto sociale”, assolutamente da tenere alla larga da parcheggi, prese di corrente, fornelli, vetri, metallo e scale, dirupi, specchi d’acqua, veicoli d’ogni genere e animali domestici. Paul, otto anni: buono e gentile, intelligente e saggio, aggraziato e sensibile, fors’anche capace di vedere il futuro, lunghe ciglia su occhi abbaglianti e premurosi che fanno pensare ad un “prete glaciale”. Josie intraprende una propria personale (e dei figli) ribellione contro un Paese (l’America) che non è più quello in cui era riuscita ad affrancarsi da un’infanzia difficile per studiare e avviare una carriera professionale tanto desiderata e che per anni l’aveva soddisfatta appieno. Josie si ribella e lo fa noleggiando un camper e partendo alla volta dell’Alaska con Ana e Paul (in realtà si tratterebbe di un rapimento, avendo intrapreso questo viaggio all’insaputa del padre dei bambini). Nel corso di questo viaggio, che ha qualcosa di epico pur in chiave moderna, i tre si imbattono in individui eccentrici non convenzionali e spesso relegati ai margini di quella società dalla quale Josie intende fuggire; si trovano invischiati in situazioni non solo pericolose e difficile da affrontare, ma anche psicologicamente insostenibili per una donna che viaggia da sola con i propri figli, i quali assecondano la mamma anche se non smetterebbero mai di porle domande che comunque rimarrebbero senza risposta alcuna. In questo suo ultimo romanzo, Dave Eggers affronta il mito della frontiera (non più quella dell’“ovest”, ma quella del “nord”) in chiave contemporanea, mettendosi empaticamente nei panni di una donna che ritiene di non avere scelta e che l’unica via, adesso, sia quella di proseguire lungo questa strada dissestata… Una donna convinta “che possiamo andarcene. Che abbiamo il diritto di andarcene. Che spesso dobbiamo andarcene. Che solo essendosene andati, lei e i suoi figli potevano raggiungere una specie di sublimità, che senza movimento non c’è lotta, e senza lotta non c’è scopo, e senza scopo non c’è niente. Una donna che compie una scelta così radicale “solo” per risparmiare ai propri figli l’insoddisfazione; per tentare di rimediare a troppe scelte sbagliate, retaggio di un passato che vuole lasciarsi alle spalle; “solo” per prendere per mano i propri figli alla ricerca di traboccante felicità, gratitudine quotidiana ed equilibrio nell’incertezza. Nella convinzione che “puoi trasferirti altrove senza diventare un rinunciatario, un fantasma.”
Tutto qui.
LAURA DE BERNARDI: ho quarant’anni e, da quando ho cominciato a leggere, non ho mai smesso. Sui miei scaffali trovano posto, uno accanto all’altro, senza darsi troppo fastidio, tra gli altri, Wilkie Collins e Stephen King, Cesare Pavese e Chaim Potok, Philip Pullman e Irvine Welsh, John Steinbeck e Roald Dahl, Jack Kerouac e J.K. Rowling… Scrivo, per lo più di libri e letture, e adoro farlo: amo le parole e attribuire alle stesse la giusta importanza e il peso appropriato.