David Riondino
IL BOLERO COME TERAPIA (Abeat) CD
All'Avana nel 1995, David Riondino stava recitando una piccola parte nel film del regista colombiano Sergio Cabrera. Nel cast spiccava Humberto Dorado, attore e scrittore sudamericano che per primo suggerì al nostro il titolo del disco che a distanza di tanti anni ci ritroviamo per le mani, sostenendo che proprio questo genere di musica e i suoi interpreti fossero l'equivalente degli psicoterapeuti di oggi per le masse poco alfabetizzate dell'America latina di quel tempo. In Cile, in Bolivia, nel Messico o a Cuba, nelle grandi città come nelle province più remote, in ogni sala da concerto veniva rappresentato un repertorio di storie d'amore, spesso infelici e piene di passione, nel quale ritrovare le proprie esperienze e i propri dolori. Nel riconoscersi attraverso le storie, il bolero diventa terapia e cura delle ferite dell'anima, punto d'inizio di un attento lavoro di selezione e traduzione di boleros caraibici perlopiù composti tra il 1900 e il 1960, che David Riondino trasforma in magia, grazie all'aiuto di musicisti straordinari come il chitarrista Claudio Farinone, anima e motore del progetto fin dalla sua prima forma riservata, ad una serie di puntate radiofoniche per la Rete Due della Svizzera italiana intorno al 2010.
Ora il percorso si completa con "Il bolero come terapia" edito dall'attenta etichetta Abeat che vede Riondino accompagnato dall'Open World Jazz Quartet, ovvero Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Carlos "el tero" Buschini al contrabbasso, Claudio Farinone alla chitarra e Francesco D'auria alla batteria, in un viaggio amoroso assai accidentato nelle musiche di Maria Teresa Vera e Pablo Milanes solo per citare i più famosi, arrivando fino all'Europa, al portoghese Alberto Janes e ai nostrani Sergio Bardotti e Vasco Rossi. Episodi comunque in tema, se non proprio per la musica (Il mondo che vorrei), sicuramente per la tematica (Se perdo te). Inevitabilmente l'ascolto porta alla mente il Paolo Conte di Blue Tangos, il Capossela di Come una rosa, ma questo serva solo a dare un'idea di artisti abituati a flirtare con la materia del bolero, per il resto Riondino conserva una personale cifra stilistica e un peculiare modo di interpretare le canzoni.
Fermare il tempo: e far tornare l'amore (Venti Anni), l'amour fou di due amanti che forse nell'aldilà si ritroveranno, nel paradiso o all'inferno non si sa (Amor Selvaggio), il prezzo dell'amore, nel senso del mercato (Doppia incoscienza) o ancora i segreti inconfessabili (Frutto proibito), le menzogne (Mentimi), la teatralità delle dinamiche di coppia con l'idea di un copione da recitare (Puro teatro), sono piccoli esempi delle storie raccontate con trasporto dalla bella voce di David Riondino e impreziosite dall'eleganza dell'Open World Jazz Quartet in un susseguirsi di passione e sentimento, struggimento e sottile ironia, che poi é quello che da sempre accompagna la vita dell'artista toscano.
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