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Jesper Stein


Il tempo dell'inquietudine

(MARSILIO 2016) Tascabili Maxi pag. 485

Traduzione di Lisa Raspanti

“Se ti prendi la responsabilità di tutto, allora stai dicendo la verità; se ti accolli la responsabilità solo a metà, allora stai mentendo.”

Axel Steen ha trentotto anni, è divorziato (da Cecile), ha una figlia di cinque anni (Emma); ha occhi azzurri, capelli brizzolati e qualche ruga a increspargli il volto; pesa cento chili ed è alto quasi due metri; ha una paura folle di morire e il suo cuore (che compie settantadue battiti al minuto) negli ultimi due anni è stato sottoposto a sette cardiogrammi; è l’unico poliziotto di Copenaghen che ha scelto di abitare nel quartiere più densamente popolato di Danimarca, Nørrerbro; appena può si muove in bicicletta per le vie della città; per combattere l’insonnia fuma hashish (che acquista a Christiania). Axel Steen è il protagonista de Il tempo dell’inquietudine è un poliziotto impietoso con sé stesso, istintivo nelle prime impressioni, ben consapevole della propria vena polemica e avvezzo ad avventurarsi in scorciatoie assolutamente prive di fondamento giuridico (anche perché non molto portato per l’espletamento di tutti quegli aspetti burocratici che fanno parte del mestiere del poliziotto) e per ciò inviso ai colleghi, che di lui parlano come di un “arrogante pezzo di merda collerico” e che da lui si sentono messi sotto pressione, nonché oggetto di lamentele da parte di criminali che sostengono di essere stati minacciati da lui.

Oltre al cuore, altre due cose tormentano l’esistenza quotidiana di Axel: gli omicidi irrisolti di tre giovani donne, Rajan, Miranda e Stina, risalenti ai primi anni Novanta e il fatto di soffrire del corrispondente diurno dell’insonnia, ovvero una sorta di capogiro, unito a un senso di gelo paralizzante nella testa, che lo porta a cedere a improvvisi colpi di sonno (della durata di non più di due/tre minuti) accompagnati da immagini e visioni della realtà che stava vivendo fino a quel momento.

Il tempo dell’inquietudine prende lo spunto dallo sgombero di un centro sociale a cui fa seguito una devastante rivolta di piazza nel corso della quale viene ritrovato il corpo di un giovane uomo: tutto fa pensare che la polizia sia coinvolta nell’omicidio di Enver Davidi e da qui si diparte una trama nella quale si intrecciano il traffico di droga coi Balcani, la presenza sibillina dei servizi segreti, l’intrattenimento di relazioni più o meno “ortodosse” con giornalisti di varia sorta, l’organizzazione frettolosa di operazioni rischiose…

Il primo romanzo poliziesco di Jesper Stein (Aarhus, 1965), anch’egli residente a Nørrerbro, che davvero è un quartiere alternativo e multiculturale che pullula di artisti e spacciatori, è stato giudicato in Danimarca tra i migliori esordi di genere di sempre. Dalla propria esperienza di giornalista d’inchiesta ed inviato di guerra, Jesper Stein, oggi per lo più dedito alla critica letteraria, ha sicuramente tratto un’elevata capacità di addentrarsi nella procedura poliziesco-giudiziaria esponendola in maniera accurata ma nello stesso tempo semplice e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. La sua scrittura è immediata e puntuale, così che leggerlo diventa un percorso che scorre via quasi ipnoticamente, lasciandosi rapire dal susseguirsi di eventi descritti minuziosamente anche in tutta la loro crudezza.

LAURA DE BERNARDI

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