Tigran Hamasyan, Arve Henriksen, Eivind Aarset, Jan Bang
ATMOSPHÈRES (ECM) CD Ducale Distr.
Invitati da Manfred Eicher nel 2014 all’auditorium di Lugano per una session totalmente libera come nella tradizione ECM, il quartetto formato da Tigran Hamasyan, Arve Henriksen, Eivin Aarset e Jan Bang in tre giorni ha registrato e Mixato il materiale che potete ascoltare oggi in questo “Atmosphères”.
Il centro della scena è affidato allo smisurato talento pianistico di Tigran Hamasyan, libero di dialogare con i tre musicisti norvegesi attorno ad antiche melodie armene, riletture di brani composti in origine da padre Komitas Vardapet (1869-1935) e improvvisazioni radicali che prendono forma e sostanza nelle dieci Traces. La prima nasce da un paesaggio sonoro creato dai samples di Jan Bang, maestro del genere che abbiamo imparato a conoscere nei dischi di David Sylvian o Nils Petter Molvaer, sul quale si inseriscono le sospese note del pianoforte e il timbro ambientale della chitarra di Eivind Aarset, già al fianco del primo nel progetto Food. In Tsirani Tsar la tromba dell’ex Supersilent Arve Henriksen prende la forma di un Duduk, avvicinandosi magicamente al suono dello strumento tradizionale armeno. Il quartetto si riunisce nella torrenziale cascata di note di Traces II per scomporsi e ricomporsi in un’onda emozionale che ci trasporta nelle successive Traces fino al finale di Garun a, altro tributo alla figura straordinaria di Komitas e riportandoci fatalmente alla memoria "Luys i Luso", il capolavoro dello scorso anno di Tigran Hamasyan realizzato con il Yerevan State Chamber Choir.
La seconda parte si apre con le avventurose improvvisazioni di Traces VII e Traces VIII prima di ricondurci idealmente ai piedi dell’Ararat nel ricordo ancora una volta di Komitas nelle successive Shushisi e Hoy, Nazan. Le oniriche sculture sonore degli ultimi due episodi di Traces IX-X sono ricognizioni ambientali, dove lo spazio si dilata all’infinito come nell’osservazione dei paesaggi da un aereo in quota.
La melodia di Angel of Girona / Qeler Tsoler conclude un fantastico viaggio in una terra misteriosa, dove la figura eccentrica del pianista catalano Isaac Albèniz si trova a discorrere con la tradizione caucasica del mai dimenticato padre della moderna musica Armena, ancora una volta Komitas Verdapet, affidando a questi quattro grandi interpreti le chiavi di un antico sapere.