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Jonathan Franzen


Purity

(Einaudi) pag. 642, 22 €

Traduzione di Silvia Pareschi

C’è una discussione che anima da tempo gli ambienti della letteratura e che coinvolge scrittori e critici. Ha ancora senso il romanzo sociale? Quale futuro potrà avere in un’epoca dove la narrazione per immagini ha preso il sopravvento, assottigliandone pericolosamente il mercato dei lettori. Jonathan Franzen se lo chiede da tempo, arrivando alla conclusione che il compito dello scrittore non è seguire ma condurre i propri lettori. Il nuovo romanzo arriva ora con un carico enorme di aspettative dopo il riconoscimento ottenuto da “ Le correzioni” e dal più recente “Libertà”. Anche la nuova storia, ha il suo perno che ruota attorno alla famiglia. Non quella dei Lambert o quella dei Berglund dei precedenti romanzi, ma quella per lunghi tratti incosapevole di Purity “Pip” Tyler.

Pip infatti non sa quasi nulla del suo passato, vive in uno squat a Oakland, ha una madre lunatica e ipocondriaca che nulla vuole rivelarle riguardo al padre , un lavoro frustrante come promotrice telefonica, una vita sentimentale disastrosa e un debito universitario di centrotrentamila dollari.

Andreas Wolf invece è la mente di Sunlight project, una sorta di Wikileaks moralmente “sostenibile”. Dalla sua sede nella giungla boliviana, organizza, grazie alla devozione totale dei propri assistenti una rete pronta a denunciare tutto lo sporco che inquina il pianeta. Quando i due principali protagonisti entrano in contatto, tutte le loro convinzioni e i loro segreti rischiano di esplodere sotto il peso degli avvenimenti. Come al solito la scrittura di Franzen è stupefacente, tecnicamente perfetta nella sua sintesi di abilità descrittiva ed eleganza.

Ci sono temi che ormai siamo in grado di riconoscere nella sua prosa. Il peso insostenibile della colpa, il disastro famigliare che si cela dietro un’apparente normalità e la totale incapacità di relazionarsi dei personaggi. In "Purity", Franzen espande la sua visione, dedicando una particolare attenzione al sesso vissuto come ossessione, al culto dell’immagine, ai social network, all’informazione corruttibile, costruendo una storia avvincente, dalla Germania Est degli anni ottanta, alla Bolivia di oggi, ricca di colpi di scena, rispondendo con la consueta classe alle domande che all’inizio ci eravamo posti. Il romanzo è ancora una forma di comunicazione imprescindibile e Jonathan Franzen uno dei maestri indiscussi della letteratura americana.

 

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