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Leyla McCalla


A DAY FOR THE HUNTER, A DAY FOR THE PREY (Jazz Village) CD Distr. Ducale

Gage Averill è un professore di storia e culture all’Università di Toronto, per anni giornalista di The Beat Magazine è stato il curatore del boxset “Alan Lomax in Haiti”, scrivendo le note e traducendo gran parte delle canzoni contenute.

Partendo proprio dal lavoro fatto per l’etnomusicologo Lomax (il più grande raccoglitore di materiale folk da tutti gli angoli del mondo), Averill decide di partire in un viaggio alla scoperta della cultura e della musica Haitiana e il suo rapporto con il potere. Ne nascerà più tardi un libro, “A Day for the Hunter, A Day for the Prey, Popular Music and Power in Haiti”, un racconto avvincente di persone e tradizioni dell’isola.

Leyla McCalla, nata a New York da genitori Haitiani, una vita in costante movimento, dall’adolescenza ad Accra in Ghana al ritorno negli States, a Crescent City in California e una storia musicale interessata ad approfondire la cultura della Louisiana e i suoi legami con Haiti.

Nel 2014 arriva la consacrazione con l’album "Vari-Colored Songs: A Tribute to Langston Hughes", nominato disco dell’anno dal London Sunday Times e da Songlines Magazine. A distanza di due anni, finalmente abbiamo un seguito di quel fulminante esordio, Leyla suona il violoncello, il banjo tenore e la chitarra, aiutata da ospiti eccezionali come il chitarrista Marc Ribot, Rhiannon Giddens dei Carolina Chocolate Drops e Louis Michot dei Lost Bayou Ramblers. Al libro di Averill citato all’inizio della recensione sembra essersi ispirata per il suo secondo album, conservandone lo stesso titolo, “A Day for the Hunter, A Day For the Prey".

Ancora una volta le canzoni sono cantate in inglese, francese e creolo haitiano, brani tradizionali interpretati con grande personalità si alternano a originali, dimostrando anche una notevole capacità di scrittura.

L’intenso groove del cello apre un crescendo di violino e banjo nella superba title-track prima della rilettura di Les plats sont tous mis sur la table, classico cajun del violinista Canray Fontenot. La musica da saloon di Far from your web anticipa la struggente Wake up, little sparrow della folk singer Ella Jenkins, (per i più curiosi esiste un disco “Rhythms of Childhood” edito dalla Smithsonian Folkways che la contiene, oppure in epoca recente la notevole cover di Devendra Banhart su Nino Rojo), qui in una versione da pelle d’oca. Il genio di Ribot caratterizza con il tipico suono della sua chitarra il popolare haitiano Pezè Cafè trasformandolo in un potenziale pezzo dei suoi Cubanos Postizos. Ancora il Cajun di Bluerunner prima della splendida folk song Vietnam.

Salangadou e Minis Azaka sono altri classici del sud a segnare un disco profondamento intriso di tradizione creola, storie di schiene chinate nei campi, di fatica e dolore ma che nelle corde e nella voce di Leyla McCalla riescono a diventare aria fresca, grazie ad una capacità unica di trattare pensieri pesanti con un tocco leggero, distintivo e contemporaneo.

 

Dal 1936 al 1937 Alan Lomax visita Haiti registrando in ogni angolo dell'isola. Il contenuto dettagliato è riassunto in un fantastico Box-set.

In questo sito anche un articolo dedicato al libro di Gage Averill citato nella recensione.

 

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