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Vinicio Capossela


CANZONI DELLA CUPA (Warner Music)

2CD / 4 LP

Il ritorno di Vinicio alla sorgente del Sele, il fiume tirrenico dai cui prende il cognome, "il Capo del Sele", che nasce a due passi dall’Ofanto, grande fiume che passa tra le vallate irpino lucane per dirigersi in direzione opposta, verso l’adriatico. Paesi arroccati su dirupi, un lato in luce e uno in ombra, come le due facce che compongono questo suo nuovo disco. La POLVERE è il lato esposto al sole, terra arsa e dura, dal lavoro delle tabacchine nei campi alla fame e alla sete dei mendicanti, la fatica e il sudore della mietitura e lo svago trovato nella "cumversazione", rito partigiano per soli uomini, tra vino e salsicce, il cantare in sonetti vecchi stornelli dal sapore provenzale o serenate per “rispetti o dispetti”, perché le donne si esaltano quando si amano e si ingiuriano quando il sentimento è finito. Le donne sono sempre presenti, regine del Sud, egemoni e tentatrici come la Filomena di Zompa la Rondinella o Franceschina la calitrana che ai tempi della costruzione della ferrovia la testa faceva girare agli operai dei cantieri. Il lato folkloristico e rurale rende omaggio all’opera di Matteo Salvatore con il prezioso aiuto di chi ha esperienza di suoni della terra come Giovanna Marini, Antonio Infantino e La Banda della Posta o amici lontani capaci di vedere la frontiera texano mexicana tra gli appennini meridionali come Flaco Jimenez, la luce del deserto dell’Arizona nelle albe infuocate dell’altopiano della Formicosa come i Calexico e Howe Gelb o riconoscersi in terra di lupi come i Los Lobos di David Hidalgo.

Un insieme di blues e festa paesana, tex-mex, musiche da trovatori e trovieri e “ranchera” messicana chiudono la prima parte con La notte è bella da soli, allungando l’OMBRA misteriosa della luna. Entriamo così nel lato oscuro, quello popolato da demoni e fantasmi, dal Pumminale, mannaro nato la notte di Natale, alla creatura della Cupa, alla Masciara e al Maranchino, insieme di leggende e superstizioni. Ancora le donne protagoniste come Maddalena la castellana (da un sonetto del poeta Canio Vallario) narra la storia drammatica di un amore clandestino. Le atmosfere si fanno più torbide, dall’incedere ossessivo de La bestia nel grano al blues desertico di Scorza di mulo fino alla Morriconiana La notte di San Giovanni dove tra rintocchi di campane ritroviamo il Capossela più “americano”. L’angelo della luce è il fulcro centrale della seconda parte, affidiamo l’anima a Santo Michele che promette il paradiso prima di celebrare la Sartiglia di Oristano, festa pagana di Sardegna in pieno clima Western. Due bande unite insieme, quella rumena e quella della Posta ad accompagnare la festa sfrenata per Lo sposalizio di Maloservizio o ancora il dolente racconto Il lutto della sposa, dove il matrimonio è momento di trapasso dall’infanzia che muore a nuova vita. Il mito della ferrovia a chiudere il disco, laddove nel vecchio West si associava all’arrivo del treno la nascita di una nuova città, nella canzone di Capossela l’arrivo del treno segna l’abbandono della terra, l’intero paese che una mattina se ne va senza nemmeno scrivere una cartolina. Quella che doveva essere una grande opera che collegava queste terre al resto del mondo è servita in realtá a svuotarne i paesi, lasciandoli inermi di fronte al saccheggio energetico, allo smaltimento dei rifiuti e alle centinaia di pale eoliche che ne hanno deturpato il paesaggio.

Per Vinicio è importante conservare la memoria di un mondo scomparso, una realtà preziosa, un patrimonio umano di tradizioni e valori importanti come il rispetto per la natura, la cultura del lavoro e della fatica, un immenso capitale culturale da non dimenticare in quanto essenza e al tempo stesso bellezza del nostro sud.

 
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